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man-depressed“Alle radici del perfezionismo non c’è amore per la meticolosità. C’è paura. Paura di commettere errori. Paura di deludere gli altri. Paura del fallimento. Paura del successo” – Michael Law

All’apparenza un perfezionista può sembrare…perfetto. Ha tutto sotto controllo, dalla sua carriera al funzionamento della sua lavastoviglie, per lui c’è solo un modo giusto o uno sbagliato di fare le cose. I perfezionisti sono responsabili e tengono sotto controllo il loro ambiente. Ma cosa hanno sacrificato in cambio di questo controllo? Per questa perfezione?

Hanno scelto la perfezione rispetto alla felicità?

La perfezione e l’Enneagramma

Qualche anno fa ho avuto la fortuna di incontrare la Dottoressa Melanie Joy, molto conosciuta per aver scritto il libro “Perche amiamo i cani, mangiamo i maiali e indossiamo le mucche”. E’ anche una psicologa laureata ad Harvard, insegna psicologia e sociologia all’University of Massachusetts di Boston ed è lei che mi ha fatto conoscere l’Enneagramma.

Quando ho scoperto la teoria dell’Enneagramma, ho sentito che era qualcosa che volevo conoscere meglio, non solo per introdurlo nelle mie lezioni di yoga, ma anche per capire meglio le persone che mi circondano e perché si comportano in un dato modo. Come Melanie mi ha spiegato, studiare l’Enneagramma ci permette di avere più empatia con le altre persone, specialmente quelle con cui non andiamo molto d’accordo.

Incorporando l’Enneagramma nelle mie lezioni di yoga, ho potuto valutare meglio i vari tipi di persone che partecipano e capire di cosa hanno bisogno per sentirsi a proprio agio e avere l’esperienza trasformativa che cercano. Capire che un certo tipo di Enneagramma può essere frustrato o sofferente, mi ha aiutato a trovare le parole giuste per aiutarlo a rimanere calmo e concentrato – spesso con effetti immediati. L’Enneagramma è molto dettagliato nelle descrizioni di ogni tipo di categoria, illustra come appare una versione sana o non sana del tipo e anche quale percorso personale o spirituale questo può intraprendere per stare bene.

Per chi non ha familiarità con questo approccio, l’Enneagramma è uno studio di nove tipi di personalità. Spiega perché ci comportiamo in un certo modo e quale tipo di percorso dobbiamo intraprendere per la nostra crescita personale. Secondo l’Enneagramma durante l’infanzia abbiamo imparato come sentirci al sicuro e amati nella nostra famiglia sviluppando una strategia di sopravvivenza che andava bene a noi. Visto che queste strategie hanno funzionato per noi, le portiamo anche nella nostra vita da adulti, influenzando il modo in cui ci comportiamo nelle nostre relazioni interpersonali, come vediamo il mondo e ciò che  ci motiva.

Ognuna di queste strategie corrisponde a 9 categorie, ognuna con un numero:

1 – il Perfezionista

2 – l’Altruista

3 – il Vincente

4 – il Romantico

5 – L’Osservatore

6 – L’investigatore

7 – l’Avventuroso

8 – il Competitivo

9 – il Pacificatore

Di tutte le persone che frequentavano i miei corsi di Yoga, la categoria che sembrava avere più difficoltà era quella che sembrava trarne maggiori benefici: la categoria del tipo 1, ovvero il Perfezionista.

Il Perfezionista

I perfezionisti nella loro accezione positiva hanno buoni valori, sono orientati al risultato e disciplinati. In effetti, abbiamo bisogno di persone così nella nostra società per fare in modo che le cose funzionino in modo etico e giusto. I Perfezionisti del tipo uno sono dei grandi idealisti e guardando indietro nella Storia, persone come Raoul Wallenberg, Mahatma Gandhi e Giovanna d’Arco sono state di ispirazione per milioni di persone. Ma nella loro peggiore versione, i perfezionisti possono essere ipercritici, dominanti e visti come “saputelli”. La cosa peggiore è che la loro autocritica può essere addirittura brutale, rendendo loro impossibile essere dei “debuttanti” in qualsiasi cosa e darsi il tempo di imparare come fanno tutti gli altri. Nessuno degli altri tipi passa cosi tanto tempo a confrontarsi con gli altri e se non eseguono qualcosa perfettamente, i perfezionisti lo considerano un fallimento. Anche in questo caso, il loro critico interiore non è mai soddisfatto.

I Perfezionisti hanno imparato da piccoli che se seguono le regole e fanno le cose nel modo giusto, saranno al sicuro, riceveranno più amore e otterranno ciò che vogliono. Pertanto passano la loro vita inseguendo la perfezione nel mondo intorno a loro.  Di conseguenza spesso sentono di avere molte più responsabilità di quelle che effettivamente hanno, con dispiacere di coloro che stanno loro intorno, che pensano che il perfezionista sia troppo despota.

In realtà, da parte loro, i Perfezionisti pensano di essere amorevoli nel mostrare agli altri il “modo giusto” di fare le cose, senza comprendere che ci possano essere molti “modi giusti” per farle. A volte li sentiamo dire che se non riescono ad imparare una cosa velocemente e praticarla subito bene, non vogliono neanche provarci. Ciò è basato sul sentire che se non fanno qualcosa perfettamente, non solo questo rappresenta una batosta per il loro ego, ma non si sentiranno più a proprio agio e penseranno di non meritare più amore.

Questo significa che crescono cercando di imparare le regole per qualsiasi situazione. Sono coloro che leggono le istruzioni di gioco e si assicurano che tutti le capiscano. Nelle terapie di coppia sono quelli che cercano di apprenderne subito il funzionamento, per convincere il terapista che sono loro ad avere ragione. Il tema che ricorre nella loro testa è “c’è un modo giusto di fare questo, ti mostro io come fare”. Sono dei campioni di giustizia e fair-play ma spesso si sentono frustrati nel loro ambiente, perché ciò che accade è “sbagliato”. La loro rabbia viene espressa come giusta indignazione perché il loro ego sa bene cosa è meglio per loro e per gli altri. Loro si considerano razionali, perché sanno cosa è giusto, ma utilizzano troppo la loro mente razionale e non si fidano del loro intuito. Ignorano le loro emozioni e  la loro natura spirituale e poi si sentono infelici e offesi. Hanno seguito le regole ma non sono stati ricompensati con amore e affetto. Nessuno dovrebbe vivere così.

“Non puoi pensare di evadere da una prigione fatta di pensieri” Krishna Das

E quali sono le cause del loro stress? Vogliono avere il controllo su loro stessi e sul mondo intorno a loro così tutto sarà perfetto, ma poi non ce la fanno e ne escono distrutti dagli standard troppo elevati che pongono a loro stessi e agli altri.

I perfezionisti sono spesso gli allievi di yoga che guardano gli altri. Il loro senso critico richiede sempre il confronto con gli altri, il loro ego ha bisogno di raccogliere le prove da “portare al giudice interiore per la sentenza”. Sono spesso coloro che praticano a casa con un DVD per anni prima di andare ad un corso di yoga, perché temono di non essere all’altezza della situazione. Sono coloro che si auto accusano e si danno per sconfitti quando non riescono ad eseguire una posizione difficile, mentre gli altri ridono mentre cadono e sbagliano, ma poi ci riprovano.

E soprattutto, sono coloro che non riescono a meditare e a rilassarsi perché quelli sono i momenti in cui il loro giudice interiore li  condanna per tutto ciò che non hanno saputo fare bene quel giorno. Molte persone che non sono perfezioniste, in particolare donne, a volte si sentono nello stesso modo a causa della pressione esercitata dai modelli voluti dalla società, come la bellezza, la maternità perfetta o la carriera.

Lo Yoga e i Perfezionisti

Così come succede nelle loro vite private, i vostri allievi perfezionisti vorranno imparare le “regole” e cercheranno di essere dei “buoni allievi”. Visto lo stato attuale della disciplina nello Yoga, la cosa può anche essere positiva. I perfezionisti tendono a praticare stili di yoga basati sull’allineamento perché ovviamente questo rappresenta chiare regole da seguire e rifuggono lezioni basate sul respiro, la meditazione e la trasformazione spirituale perché non ci sono regole ed è più difficile dimostrare di essere bravi. Il linguaggio che usiamo quando insegniamo Yoga può arrivare al perfezionista in modo totalmente diverso. Per molti tra loro, abbandonarsi significa fallire e la parola “trasformazione” può suonare spaventosa o ridicola, visto che la loro mente razionale non ne coglie il significato.

Avevo già avuto alcuni perfezionisti fra i miei allievi, ma è stato solo quando mi sono trasferito in Germania che mi sono trovato in situazioni in cui metà della classe, se non la maggioranza, era composta da perfezionisti.

La cultura tedesca pone molto valore sul perfezionismo e sull’osservare le regole. E’ il motivo per cui i tedeschi fabbricano prodotti di alta qualità e il loro tasso di criminalità è cosi basso. Le regole sono davvero importanti qui. Ma queste regole hanno un prezzo da pagare a livello emotivo, in quanto il perfezionismo è strettamente legato all’ansia e alla depressione, perché le persone ambiscono a  standard impossibili da raggiungere. Nonostante esistano pratiche che aiutano a ridurre o rimuovere le manifestazioni fisiche dell’ansia e della depressione, se non lavoriamo sulle cause – in questo caso il perfezionismo – gli effetti continueranno a ritornare. Se c’è qualcuno che ha bisogno dello Yoga, questo è sicuramente il Perfezionista.

Tra l’altro io vivo a Stoccarda, la  città più perfezionista della Germania. Qui hanno sede la Porsche, la Mercedes che produce anche la Smart, la Bosch e altre aziende che fabbricano prodotti altamente tecnologici e sofisticati. Le persone qui sono grandi lavoratrici, intelligenti, coscienziose e cercano di fare le cose “nel modo giusto”. E’ proprio qui a Stoccarda che ho capito meglio quanto le persone pagano per essere perfezioniste e questo mi ha permesso di elaborare dei modi per insegnare yoga ai perfezionisti.

Insegnare Yoga ai Perfezionisti

“Non è la quantità di carico che ti rompe la schiena, ma il modo in cui lo porti” – Lou Holtz

Quando si insegna yoga ad un perfezionista è importante comprendere che non si sta solo lavorando con qualcuno che cerca di fare sempre tutto giusto, ma con una persona che ha anche un grande senso del dovere e della responsabilità di curare le malattie del mondo.

I perfezionisti vengono alla lezione di yoga spesso stanchi di questo fardello, che non sanno più come portare, ma men che meno lasciare andare. Lo si nota dai loro corpi tesi che sono la manifestazione fisica del loro giudice interiore. Quindi, quello che mi trovo a fare spesso è invitare gli allievi a permettersi di non essere perfetti e ad autorizzarli di sentirsi così tutti i giorni. Quando dico queste parole ad un corso pieno di perfezionisti, la reazione è palpabile, le spalle si rilassano, la tensione scende e in alcuni casi, scendono anche le lacrime.

Ricordo anche loro che non c’è una giuria delle Olimpiadi a giudicare le loro asana e a dare punti, l’unico giudice presente nella sala e quello che si sono portati loro. Per cui…. licenziamo il giudice! Il nostro ego è come una scimmia seduta su un albero sopra di noi, che parla continuamente, ma noi non siamo obbligati ad ascoltarla. In ogni caso, quando mai l’ego ci ha dato dei buoni consigli? E dato che mi piace introdurre asana difficili in corsi dai livelli misti, trovo d’aiuto creare un clima divertente non solo per i perfezionisti, ma per tutti. E se non hanno lasciato il loro ego all’ingresso della sala insieme alle scarpe, possono sempre uscire e abbandonare l’ego prima che iniziamo una difficile inversione sulle mani.ctdyvg-wsae59wb

I perfezionisti chiedono sempre a loro stessi e ai loro insegnanti “lo faccio bene?”. Mi ricordo un’allieva tedesca in un corso di formazione insegnanti di yoga l’estate scorsa, che stava per scoppiare in lacrime, perché voleva davvero sapere se stava facendo un “aggiustamento” nel modo giusto (e sì, lo stava facendo). Dato che il loro ego li punisce molto severamente se non fanno le cose giuste, i perfezionisti cercheranno di agire in modo sicuro  e fare solo ciò che riescono ad eseguire senza fare brutta figura. Ma come tutti noi, devono superare questo stadio se vogliono crescere e trasformarsi. Come i miei allievi sanno, io sono un gran sostenitore di ciò che diceva Pablo Picasso. Quando gli si chiedeva perché cercava sempre di fare delle cose di cui non era capace, Picasso rispondeva “come posso altrimenti imparare a farle?”. Ed è questa attitudine che porto nella mia pratica e nel mio insegnamento.

E’ importante per un perfezionista permettersi di essere un principiante e non aspettarsi di essere subito maestro. Provare e fallire e provare ancora lo aiuta a calmare il giudice interiore e trovare gioia nel percorso dell’apprendimento. In questo modo riesce ad aprire tante porte che la sua smania di perfezionismo aveva chiuso.

I perfezionisti devono essere incoraggiati a trovare il loro limite, rilassarsi in quel punto e dolcemente superarlo.

Devono essere in grado di non preoccuparsi se cadono in una posizione yoga e fanno brutta figura. A volte lo yoga è come lo sci, quando cerchi di superare i tuoi limiti cadi, ma questo va bene. Fa tutto parte del processo di apprendimento e ci aiuta a non prenderci sempre troppo sul serio.

Una volta che l’allievo ha superato la paralisi del perfezionismo e vuole superare quel limite, il pericolo è che vada nella direzione opposta e voglia strafare, cosa che può portarlo a farsi male e all’autorecriminazione, per cui bisogna ricominciare daccapo.

Pertanto per loro è importante trovare e mantenere un buon equilibrio ed avere tanta pazienza nella pratica, come lo è per tutti.

“La beatitudine è facile, basta prendere una droga. Quello che è più difficile è sentirsi bene con noi stessi” Krishna Das

Un’altra cosa molto importante è la meditazione guidata, perché permette al perfezionista di differenziare l’ego (il giudice) dal suo vero sé.

Naturalmente tutti possono avere difficoltà ad ottenere questa differenziazione nella meditazione, ma per il perfezionista il giudice interiore suona come la voce di Dio.

I perfezionisti sono ossessionati da ciò che è sbagliato in loro e nel mondo e come potrebbe essere cambiato, senza dimenticare che per loro tutti fanno le cose nel modo sbagliato. Così si negano la possibilità di essere felici e avere delle buone relazioni con coloro che li circondano, dato che il livello costante di critica sfinisce tutti (in particolar modo il perfezionista).

Un buon passo per loro è imparare ad accettare non solo i propri difetti, ma anche quelli degli altri con compassione ed umorismo. Cercando la perfezione, cercano l’impossibile. Una parte importante del vivere in un corpo umano è comprendere i propri difetti ed imperfezioni e imparare ad amare comunque noi stessi e gli altri. Una volta che il perfezionista smette di ascoltare il giudice interiore e sente l’energia delle asana o riesce a trovare sé stesso nella meditazione, accade qualcosa di magico. Inizia a permettere a sé stesso di sentire la pratica ad un livello molto più profondo. Abbandona il bisogno di essere perfetto e di avere la conferma di questa perfezione dagli altri. Ama ed accetta sé stesso e impara a ricevere amore dagli altri. Le sue relazioni personali vengono trasformate e le sue intenzioni idealistiche e la sua compassione escono finalmente fuori per quello che sono e non come prepotenza o bisogno di controllare tutto.

In breve, i perfezionisti diventano molto più facili da amare e capire, non solo a loro stessi, ma anche agli altri.

A causa della pressione sociale del mondo moderno che ci obbliga ad essere e comportarci in un dato modo, possiamo vedere alcune dinamiche del perfezionista in ognuno di noi.

Attraverso l’impegno nella pratica, possiamo zittire il nostro critico interiore e praticare amore e accettazione. Possiamo diventare noi stessi amore. Possiamo essere felici.

English version here.

 Tradotto da: Lucia Vimercati

12814510_1237999602894110_3204182628551895861_nChris Kiran Aarya, E-RTY 500, è un insegnante di yoga e autore americano basato in Europa.

La ricerca sincera di una trasformazione personale attraverso la disciplina spirituale e l’integrità nella vita quotidiana sono i valori che Chris persegue nel suo percorso di insegnante e allievo perenne. Nella sua regolare pratica di yoga (che ha imparato da sua madre all’età di sette anni) e nelle sue lezioni come insegnante, egli condensa l’esperienza di trent’anni sia nello yoga, che nel fitness di gruppo e come guida outdoor e ama aiutare i suoi allievi a raggiungere nuovi livelli di abilità e di fiducia in se stessi. Nonostante conduca diversi tipi di corsi, il suo stile di base è un mix di vinyasa sempre proposto con molto umorismo, sequenze di power flow per raggiungere livelli di asana sempre più difficili, e lunghi stiramenti per una profonda apertura del corpo.

Nel 2010, Chris ha fondato Grassroots Yoga ad Albuquerque e nel 2007, ha ricevuto da Swami Mukesh-Ji il suo nome spirituale Kiran Aarya (che significa “luce di Dio”), un nome che egli cerca di portare ogni giorno nella sua vita.

Chris si è formato con Doug Swenson e il suo stile di vinyasa dalle svariate sfaccettature; Sadhana Yoga Chi. Fra i suoi insegnanti e coloro che l’hanno ispirato troviamo anche Yogini Shambhavi, Meta Hirschl, David Swenson e Tias Little.

Insieme alla sua partner Maya Devi Georg guida la Kenonis Yoga School. Attualmente insegna presso diversi centri yoga, conduce corsi di formazione per insegnanti e tiene lezioni durante i festival yoga negli Stati Uniti e in Europa, come ad esempio lo Chamonix Yoga Festival, Thessaloniki Yoga Festival, Flagstaff Yoga Festival, New Mexico Yoga Conference, Namaste Yoga Festival (Monaco di Baviera), Regensburg Yoga Festival e Sedona Yoga Festival.

Chris ha scritto articoli o è apparso in diverse pubblicazioni come ad esempio Mantra Yoga + Health Magazine, Origin Magazine, Elephant Journal, Brahmaloka or Bust, Yoga Nova Magazine (Francia), Flow Yoga Magazine, YogaWorld (Grecia), Joga ABC (Polonia), LA Yoga, Integral Magazine Yoga , Yoga Journal online, ESPN, Soccer Times e Politico e il suo lavoro è stato tradotto in tedesco, greco, francese, italiani, polacco e spagnolo. Il suo curriculum di studi comprende un master in Relazioni Internazionali presso l’ETH di Zurigo e un Bachelor of Arts presso la Ball State University.